Françoise Hardy

parentheses hardy

Françoise Hardy – una piccola grandissima voce

Questa artista e cantautrice straordinaria è talmente grande che divenne una star in tre minuti, in Francia, cantando Tous les garçons et les filles durante le elezioni politiche nel 1961. Il pezzo poi fece il giro dell’Europa, Italia compresa (il titolo fu Quelli della mia età). Con Parlami di te Françoise fu una delle favorite al festival di Sanremo 1966. Un altro suo cavallo di battaglia che sbaragliò alla fine degli anni sessanta fu Comment te dire adieu (in Italia, Il pretesto). Lanciò in Francia Je Changerais d’avis, (Se telefonando di Mina) e La maison où j’ai grandi (Il ragazzo della via Gluck, di Celentano), e ancora in Italia E’ all’amore che penso, la bilanca dell’amore, I sentimenti.

I suoi successi, molti dei quali composti proprio da lei, non si contano: canzoni che hanno fatto epoca come Des ronds dans l’eau, J’suis d’accord, Viens-là, Message personnel e Il n’y a pas d’amour heureux. Questi ultimi due sono state le perle della colonna sonora del film 8 donne e un mistero.

La discografia completa comprende a tutt’oggi trenta e più CD, e di questi, Ma Jeunesse fout le camp, Claire obscur, Decalages, Le danger, e Tant de belles choses non dovrebbero mancare in una discoteca che si rispetti. Notevoli anche le due ultime antologie, Messages Personnels e Le temps des souvenirs di cui la Hardy in prima persona ha scelto la scaletta.

Ma veniamo al suo ultimo lavoro, Parenthèses – Virgin music (Emi music France). Si snoda in 12 duetti che stabiliscono con chi li ascolta un rapporto molto intimo.

Non ti aggrediscono. Piuttosto ti invitano a entrare dentro di loro. E’ un disco imperdibile, uno stato di grazia, ma lasciamo che sia lei stessa a parlarne.

Que reste-t-’il de nos amours?

Con Alain Bashung

Non è roba da poco cantare la tua canzone preferita con uno dei tuoi cantanti preferiti. Ma Bashung è di una semplicità e di una umiltà rare. Abbiamo registrato insieme e avuto l’impressione di vivere un vero stato di grazia. Dopo aver parlato con Alain della paura che provavo da diversi giorni all’idea di interpretare un tale capolavoro, mi ha risposto che le grandi canzoni sono come le belle donne; non bisogna rispettarle troppo. L’idea di duettare insieme in questa canzone era nata a lui due anni fa alla Virgin. Aveva letto da qualche parte che se io avessi dovuto scegliere una sola canzone, sarebbe stata quella. Immagino la stessa cosa per lui.

Modern Style

Con Alain Delon

Da dieci anni conoscevo e apprezzavo questo testo scritto da un artista svizzero poco conosciuto in Francia, Jean Bart. Avevo regolarmente voglia di riprenderlo ma non sapevo come.

Dal momento che si doveva fare un disco di duetti, ho subito pensato di proporlo ad Alain Delon, per prima cosa perché è un uomo vissuto, più ombroso che solare, poi perché è un attore immenso e una leggenda vivente che ha fatto sognare tutte le donne della mia generazione, e non solo…

Avevo registrato la mia voce prima della sua che è venuto a fare il 9 marzo, giorno della patrona francese, che appunto è il mio onomastico. Io non faccio molta attenzione alle feste, e lui, da gran signore qual è, è arrivato con un magnifico buoquet di anemoni bianchi.

Amour, toujour, tendesse, caresses…

Con Jacques Dutronc

Ho sempre avuto voglia di riprendere questa graziosa canzone dimenticata o poco conosciuta di Jacques Dutronc, col testo di Jacques Lanzmann. La melodia è facile da cantare e il testo è geniale. Dal momento che Jacques canta ancora più raramente di me è andato in panico alla vigilia della registrazione al punto da fare una incursione nello studio dove nostro figlio Thomas stava registrando le ritmiche, per dirgli di fermare tutto, perché non ci sarebbe riuscito.

Ce l’abbiamo fatta a provargli che la tonalità era adatta a lui, e quando sono tornata l’indomani per fare le voci ho proposto di cantare insieme nella speranza che si sarebbe adeguato istintivamente alla mia piccola voce. Ha funzionato e sono molto contenta e orgogliosa del risultato e delle chitarre di Thomas.

Partir quand mème

Con Julio Iglesias

Quando la Virgin mi ha proposto di fare un album di duetti, non ero molto entusiasta. poi ho pensato che se questo mi avesse permesso di realizzare uno o due desideri, avrei sbagliato a rifiutare questa bella opportunità. Il primo era di cantare con Julio Iglesias del quale adoro il timbro di voce e molte sue interpretazioni: fra queste la sua versione di Caruso, con Lucio Dalla. Gli ho proposto il remake di Partir quand mème, una canzone che ho composto nel 1988 e nella quale l’avevo sempre immaginato. Pare che Julio abbia bisogno di essere solo col suo tecnico del suono, quando registra, e lo capisco perfettamente. Egli ha fatto dunque la sua voce a casa sua, a Marbella, e devo dire che quando alla fine mi è arrivata, ad agosto, in Corsica, la mia emozione è stata immensa.

My beautiful demon

Con Ben Christophers

Si tratta di uno dei miei cavalli di battaglia che faceva parte del primo disco di un autore – compositore – interprete inglese, Ben Christophers. Io l’avevo scoperto nella versione di Bernard Lenoir. In seguito un concorso di circostanze mi aveva portato a corrispondere con Ben, che era riuscito a fare una bellissima canzone, La follie ordinaire, che figurava nel mio ultimo album, Tant de belles choses. Riascoltando My beautiful demon mi sono resa conto che le nostre tonalità erano vicine e ho proposto a Ben di riprendere in duetto questo capolavoro troppo poco conosciuto. Il musicista – realizzatore Erick Benzi, che l’apprezzava anche lui, ha voluto provare a lavorarci: il suo arrangiamento è fantastica. Pensavo di cantare con Ben secondo una ripetizione prestabilita, ma Erick ci ha chiesto ci cantare la canzone separatamente, per intero. Abbiamo fatto tre registrazioni ciascuno. Grazie a Ben, grazie a Erick, il risultato è quasi perfetto e la considero come una delle più belle registrazioni alle quali ho partecipato in tutta la mia vita.

Soleil

ConAlain Souchon

Quando la Virgin mi ha parlato di questo progetto, mi è stato detto che Alain Souchon che da sempre apprezzo al di là di tutto, sognava di cantare con me Soleil, una vecchia canzone americana che avevo adattato e cantato alla fine degli anni ’60. E’ stata la prima registrazione dell’album, e quando ho cominciato a ricantarla mi sono resa conto che era molto meno facile, che non 40 anni fa, e sono andata un po’ nel panico. Anche Alain, da parte sua era “tetanizzato”. Ma egli ha un tal humour in qualsiasi cosa faccia, che la seduta resterà un ricordo meraviglioso. Quando canta ha un modo molto speciale di agitare le braccia: sembra un uccello che sta per prendere il volo.

Cet enfant que je t’avais fait

Con Rodolphe Burger

E’ un altro capolavoro della canzone francese e riprenderlo era una specie di omaggio a questa poetessa incomparabile che è la fantastica Brigitte Fontaine, che amo con tutto il cuore, come ovviamente Jacques Higelin che conosco meno ma ammiro molto. Quando ho chiesto a Rodolphe Burger di realizzare il duetto con Alain Delon, (e ciò lo ha trascinato in un universo agli antipodi del suo), mi aveva suggerito di fare un duetto insieme a lui.

Noi avevamo avuto, ciascuno da parte nostra, l’idea di fare questa canzone.

Rodolphe ha dovuto adattarsi alla mia tonalità un po’ bassa per lui. Che sia ringraziato per questo sforzo e per il suo bell’arrangiamento, strano e surrealista, quanto la canzone.

Le fou et la reine

Henri Salvador

Per il suo album Chambre avec vue, Henri, uno dei miei cantanti preferiti, teneva molto a quello che avremmo cantato insieme. Mi aveva inviato una delle sue belle melodie di cui ha il segreto, e io avevo tentato di farci un testo. Era stata questione di una quarantina di accordi scritti per non so quale arrangiatore americano. Per non rimanere nella frustrazione della ritmica minimalista nella quale avevamo alla fine dovuto contenerci, ho proposto a Henry di riprovarci. Grazie a Khalil Cahine e a mio figlio Thomas, abbiamo avuto una eccellente ritmica, e Kahlil ha scritto degli accordi magnifici. La registrazione ha avuto luogo a marzo. Io avevo la bronchite e Henri non era al meglio della sua forma, ma quando ha cominciato a cantare la magia era ancora là, come sempre. La voce di Henri è un miracolo che non mi annoia e non mi annoierà mai.

Les sédiments

Con Arthur H.

Alain Lubrano, con cui lavoro da una quindicina d’anni, mi aveva inviato un CD con le sue ultime creazioni che non mi erano destinate ma a proposito delle quali desiderava avere un parere. Sono stata talmente sedotta da Les sédiments che ho insistito per registrarla. Più o meno nello stesso momento Arthur H. che non avevo mai incontrato mi ha inviato il suo ultimo album con una piccola dedica molto gentile. Alain aveva molta voglia che la sua canzone venisse comunque cantata da Arthur. Quest’ultimo apprezzava la sua canzone, ciò ha fatto tutto, naturalmente. Per aneddoto, gli avevo dato appuntamento a casa mia prima di registrare, per conoscerci. E’ sbarcato la sera prima del giorno previsto, così mi è apparso, a torto o a ragione, come un dolce sognatore, specie non protetta che apprezzo particolarmente.

La rue du babouin

Con Maurane

Mi sono ricordata che molti anni fa avevo, per sua domanda, affidato a Michel Fugain il solo testo senza musica che rimaneva nel cassetto dalla fine degli anni sessanta e che tiravo fuori ogni tanto. La melodia che mi aveva cantato in Corsica mi era sempre piaciuta. Senza che avessi avuto alcuna notizia, ho contattato Michel  per sapere cosa ne era stato di questa canzone. La stava registrando incessantemente. Gli era entrata sottopelle, ma non poteva impedirmi di cantarla, se lo desideravo. Quando ho ricevuto il provino mi sono resa conto che la melodia di Michel, che aveva l’aria molto semplice, era in effetti complicata e orribilmente difficile da cantare. Ho allora pensato a Maurane per la grande felicità dell’arrangiatore Kahlil Chaine che ne è, come me, un fan assoluto. Ho fatto la mia voce lo stesso giorno in cui l’ha fatta lei, ma un po’ prima. Mi è andata bene, perché come mi aspettavo, lei ci ha messo un terzo del tempo. Oltre a essere una immensa artista, Maurane è una donna formidabile, e la seduta non è stata triste come la mostrano alcune foto che sono state fatte.

La valse des regrets

Con HélèneGrimaud

Era qualche anno che Sthéphane Barsacq, il discografico di Hélène Gurmand, che è anche un amico comune, ci aveva suggerito di fare qualcosa insieme, che mi sembrava assolutamente SAUGRENU. Quando si è trattato di fare un album di duetti ho pertanto avuto l’idea di proporre a Hélène questo valzer di Brahams, diventato il valzer dei rimpianti, e ripreso da certi cantanti. Lei ha subito accettato aggiungendo il suo pianoforte all’ultimo momento a Berlino. E mi spiace perché quando si sovrappone una voce a un pianoforte si perde una parte importante della bellezza e della sottigliezza dello strumento. Avevo l’impressione di commettere un sacrilegio, non solo cantare una melodia di Brahams, ma anche sovrapponendomi a una interpretazione sublime. Sono intimamente commossa del fatto che un’artista della statura di Hélène mi abbia fatto questo regalo senza prezzo.

Des lendemains qui chantent

Con Benjamin Biolay

Di tutti gli artisti della nuova canzone francese quello che amo incondizionatamente è Benjamin Biolay che è al tempo stesso un grande autore e un grande musicista. Amo anche tanto il suo modo di cantare. Questi Landemain qui chantent e che non arrivano mai. Questi domani che ballano ma che soffrono in silenzio, ho adorato cantarli in questo luogo mitico che è lo studio Labomatic, sotto l’orecchio tanto esigente quanto magnanimo dei grandi maghi Bénédicte et Dominique Banc-Francard.

Françoise Hardy – www.françoisehardy.it

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