LA MIA AMICA PLATINETTE

Platinette – Mina, Milva, Patty Pravo, Ornella Vanoni? Se mi devo riconoscere in qualcuna di loro… direi Orietta Berti!

di lucio nocentini

L’appuntamento per l’intervista è a casa di Mauro (Coruzzi) in una zona molto tranquilla subito a nord di Milano, la Maggiolina. Villette e giardini come in provincia, perché lui si sente “una di provincia”. L’appartamento, a piano terra, è molto tecnico. La tivù è enorme, come pure il tapis roulant! In aria, anzi in ballo, c’è un bellissimo pezzo Io sono una finestra, che Grazia di Michele ha scritto per lui, e che è piaciuto tanto a Carlo Conti. Tra una chiacchierata e l’altra la Nostra si infila una parrucca biondissima sulle 23, prende una margherita e la sfoglia dicendo “Sanremo sì, Sanremo no, Sanremo sì, Sanremo no?”.

Mi hai portato dei fiori? Ma non sono mica morta! Prendili tu, Stefania (esclama rivolta alla sua assistente tuttofare, “indispensabile”, per dirla con lui).

Dato che chissà, potresti accingerti a calcare il palco(scenico) di Sanremo, mi piacerebbe parlare proprio con te, delle icone della musica italiana. Anni fa, era il 2005, la commedia si chiamava BIGODINI, recitavi insieme a Benedetta (Crocco Mazzini) e definivi Mina con un cerchio e Nicoletta (Patty Pravo) con un triangolo. Cosa volevi dire esattamente?

E chi se lo ricorda? Fammi pensare… Tutto partiva dal gesto, comunque, più che da una figura geometrica. Una cantando allontana e l’altra invece avvicina. Mina allontana ed è come se ti inducesse a fare una riflessione su quello che sta dicendo, mentre Nicoletta sembra che ti attragga a sé, invece ti conferma la sua diversità perché lei non è una sola. Mina la riconosci qualsiasi cosa faccia, dalla canzonetta alla musica sacra. E’ come se fosse un tondo, anche nella voce. Nicoletta invece è attrice di se stessa. E’ capace anche solo con uno sguardo di dirti “Ma ti rendi conto che sono Patty Pravo anche quando sono seduta sulla tazza del cesso?”. E’ una che ha qualche problema a staccare la persona dal personaggio. Comunque una che suona e che è molto attenta alla ricerca. E’rivoluzionaria senza volerlo: il suo disco cinese (Ideogrammi) era avantissimo. E tutt’oggi, vedi il duetto con Morgan, Il vento e le rose.

Ti piace molto, Nicoletta…

Patty è una vera amica. Mi piace tutto quello che ha fatto, anche la parte peggiore. Io amo Parole, per esempio. Lei è quella che ha cantato la colonna sonora della mia vita. E’ stata per me una compagna di viaggio, mi ha insegnato la libertà, mi ha insegnato anche l’esagerazione. Mi ha insegnato il pop, poi la canzone d’autore. Faceva Brel a 23 anni! La canzone degli amanti. Diamole atto che ha un intuito formidabile. Il fatto che se ne sia andata in America e nei deserti, per cazzi suoi, meglio ancora. E a proposito di Vasco, la sua ultima Come vorrei, poteva darla a lei. Con la sua voce l’avrebbe resa magica. Invece le ha dato La luna… Anzi no, lei ha cantato La luna che Vasco aveva composto per la Mannoia. Così ho sentito dire.

E Mina?

Oh, lei è tutta un’altra cosa, specialmente da quando ha mollato il colpo.

Secondo te, dovrebbe tornare a fare un ultimo concerto?

No. Sarebbe la fine del mito. Te lo immagini vederla con le rughe sul collo e le zampe di gallina? Ma va là.

Potrebbe mettersi un paio di occhialoni neri e una sciarpa…

Ma no. Non è mica un agente segreto! Non deve tornare perché così rimane la protagonista assoluta di un’epoca, non avrà mai concorrenza. Perché dovrebbe andare a rimetterti in mezzo a ‘sto circo. Perché? E’ la regina in assoluto. Anzi, se tornasse sarebbe l’ammissione di una debolezza, di una certa fragilità che forse lei ha, ma che è meglio non faccia vedere. Io l’ho vista come vive. Serena come nessun’altra al mondo. Co ‘sti zoccoli e le calze bianche arrotolate, ciabatta per casa, una casa normale, anzi, più modesta del previsto. Cucinetta metà di questa stanza, tavolino bianco, microonde qualsiasi, infila dentro questo cazzo di pezzo di torta, te lo butta lì. Senza tante storie… Sì, hai sempre il dubbio, quando apre bocca che sia una che la imita. E capisci anche che la grandezza è quella lì. Mina, professionalmente parlando, è anche molto più avanti di suo figlio e dei suoi collaboratori. Non per niente ha detto sì a Mondo Marcio permettendogli di usare pezzi del suo vecchio repertorio nel suo nuovo lavoro rap. In questa operazione lei ha intravisto la possibilità di essere traghettata via. Via dal vecchio.

Stiamo parlando di due indiscusse icone gay. Ma che cosa è un icona gay? In Inghilterra, la più amata è la grandissima Dame Shirley Bassey. In America lo sono Cher, Barbra Streisand, Madonna…

Sarà una questione generazionale. Dai. Ancora Shirley Bassey? Basta! C’ha ottocento anni! Oddio, anche noi non ne abbiamo più venti… Sarebbe invece molto più interessante capire se ce ne sono, di icone gay, nuove. E come hanno fatto a diventare tali.

Mi viene in mente solo Amy Winehouse…

Che però è morta e arrivederci! No. Direi che una icona gay di oggi è Lady Gaga.

Ho visto un suo video tutto ammiccamenti e toccamenti e mi sembra la caricatura povera di Madonna, peccato che siano passati trent’anni nel frattempo. Io trovo Wilma De Angelis, con Dimmi di sì, versione italiana di Bad Romance, molto più moderna e attuale di Lady Gaga…

La Wilma e la sua Patatina… l’abbiamo cantata insieme anche in tivù. Di sicuro lei era ed è più pimpante di me e Lady Gaga messe assieme! Comunque tornando a Lady Gaga, sono stato a un suo concerto e pareva una convention di froce. Con tutto il rispetto. Poche donne ed eterosessuali rarissimi. Secondo me è l’esagerazione che fa l’icona. In tutti i modi. Nel caso di Mina è la meglio riuscita perché mise insieme e ancora lo fa nonostante non appaia, una serie di caratteristiche di cosiddetto camp (che tradotto vuol dire un’esagerazione portata all’estremo). Senza sopracciglia, un trucco fino a qua, la voce che supera se stessa, l’imponenza dell’altezza, la sfacciataggine di un talento buttato così, in faccia a tutti. Ogni cosa in maniera esagerata. In televisione e al cinema c’andava con i programmi in prima serata, con i musicarelli, coi caroselli, ovunque. Sui giornali ovunque. Nella sua femminilità c’è quella esagerazione che difficilmente altrove si trova. Mina, è un po’ come era Maria (la Callas, non la De Filippi). Oltretutto di casa abitavano qui a Milano, anche se non contemporaneamente, una di fronte all’altra.

No, nello stesso palazzo. La casa della Callas fu abbattuta e al suo posto c’è il condominio dove abita(va) Mina.

No, di fronte. Me l’ha fatto vedere lei. O almeno lei, sul balcone, fumando, diceva così. Poi, poco più in là, mi indicava la casa di cura dei musicisti, quando ancora c’era la Lattanzi (Tina Lattanzi, mitica doppiatrice, tra le altre, di Greta Garbo n.d.a.). Va beh, insomma abitava … o di qui o di là… cosa dicevamo?

Icone gay…

Sì sì. Però c’è anche una patologia in tutto ciò. Perché deve poi esserci anche la capacità di distaccarsi dai miti. Non voglio criticare a tutti costi, ma non credo che Marlene (Dietrich) abbia fatto tutti film bellissimi. Non mi piace dell’icona gay, il pensiero che sia inattaccabile. Io non mi inginocchio davanti agli altari in chiesa e non lo faccio con certi artisti che spesso ho modo, in tivù, di frequentare; il rischio è che a volte, conoscendoli di persona, si può rimanere delusi. Perciò vado molto con i piedi di piombo.

Altre icone gay?

Milva e Ornella Vanoni. La prima è la più “travestita” tra tutte, nel senso dell’esagerazione già del timbro della voce. Questo suo modo di fare caricato, mai un’espressione naturale, mai una battuta fuori dal copione! Ornella invece è emblema di snobberia. Nata bene, upper class milanese. Conserva sempre quel leggero distacco dalle altre, che vede meno belle di lei, meno brave di lei, meno interessanti di lei. Anche se lo fa involontariamente. Ma Ornella piace a un pubblico più allargato. A questo riguardo, ricordo che a Sanremo 1966, non ne voleva sapere di cantare in coppia con Orietta (Berti) Io ti darò di più. Diceva “io non ci vado con quella contadina”. Neanche ci voleva fare foto insieme. Che poi, passa il tempo e tutto cambia. Ci si rabbonisce. C’era un periodo che Ornella mi chiamava la mattina presto, forse soffriva d’insonnia e siccome io mi alzavo presto per lavorare in radio. Mi chiedeva: “Piove oggi? Esco adesso? Non so se uscire oppure no.” Alti e bassi. Ho un filo di perplessità nei suoi confronti. Secondo me non si è mai concessa a nessuno veramente. Però è spiritosa, intelligente… incute un po’ di timore comunque anche se si lascia, a sprazzi, andare.

Orietta è un tesoro…

Orietta è una bella icona gay. Icona gay di campagna, “che il gusto ci guadagna”. E’ una simpatica nella vita. Molto più di tutte le altre messe insieme. Se io stessa mi devo riconoscere in qualcuna vedo lei come la più vicina a me, per la terra, cioè il territorio, l’ Emilia, ma soprattutto per la semplicità. Le ho chiesto di fare una cosa con me, (un pezzo che si chiama Dimmi, degli anni ottanta, inserito nel mio secondo LP, intitolato Perle coltivate) (il primo si chiamava Platinette, da viva n.d.a.) e a differenza di altre che ci hanno pensato e ripensato prima di accettare, lei ha detto subito sì. Con molta chiarezza mi ha detto che voleva le percentuali sulle vendite. Ahh. E non ha voluto un soldo. Quando abbiamo fatto il pezzo mi ha chiesto: “posso fare una prova?”. Io ero terrorizzato… e poi siamo andati a mangiare e lei si è scofanata ogni cosa. E’ una normale.

Un’altra tosta?

La Rettore, Donatella Rettore. Mi dispiace che l’Italia non l’abbia omaggiata degnamente… Non sarà chic, ma scrive tutto da sola, e ha fatto della letteratura pop. Ha inventato i neologismi che sono diventati parte del nostro vocabolario. Come splendido splendente. Il suo trasformismo è come quello di Lady Gaga con trent’anni di anticipo. Donatella ha un carattere di merda, che la rovina. Peccato perché è la più eccentrica. Vulcanica. Quella che ha cambiato più volte faccia. E ha scritto sempre tutto di suo pugno. La Consoli è brava, ma è più uomo. E’ più un cantautore.

E Giuni Russo?

Giuni, oltre l’esagerazione, con quel look iniziale da soldato. Un disco straordinario di partenza, Energie, prodotto da Franco Battiato. E dopo le canzoni popolari quelle intellettuali. La sua malattia infine, quando è diventata di una dolcezza inattesa. Lei poteva fare qualsiasi cosa. Aveva una voce unica, potente, meravigliosa. Battiato stesso, che si definisce un asessuato, se potesse rinascere donna, rinascerebbe Giuni. Lui ci ha provato con tante. Con Alice, con Milva, ma con lei ha raggiunto punte straordinarie.

Che poi la discografica di Giuni è stata Caterina Caselli…

Sì, lei è una brava a intuire le potenzialità di una persona. Pensa solo a Elisa, scoperta da lei e lanciata da lei. Mi piaceva tanto Fanigliulo, dei suoi. E’ una manager capace che ha anche sofferto un po’ per aver mollato il microfono, perché le piaceva molto cantare. Non era bravissima ma aveva un repertorio strepitoso, specie quello iniziale, meno colto. è che mi verrebbe voglia di dirvi perché con Grazia abbiamo scelto una canzone di Giuni così allegra come Alghero…Dunque, l’estate scorsa siamo stati insieme a una manifestazione ad Alghero, a dieci anni dalla scomparsa di Giuni, che entrambe abbiamo avuto il privilegio di frequentare: parla tu che parlo io, suona tu che io non so suonare e avanti così fino a quando qualche settimana fa c’è tornato in mente quel momento e ad entrambe, tanto che quando stato posto il quesito “quale canzone cover vorreste fare”? di una lunghissima lista, dubbio alcuno non abbiamo avuto. No, non cambiamo del testo nemmeno una virgola, ma adesso, finché posso, dalla doccia alla macchina ululo squillanti “Voglio andare a …Sanremooooo…”, tutto qui, ho bisogno di un periodo in Riviera, si, ma in clinica per anziani mentalmente “disturbati”…è che mi verrebbe voglia di dirvi perché con Grazia abbiamo scelto una canzone di Giuni così allegra come Alghero…Dunque, l’estate scorsa siamo stati insieme a una manifestazione ad Alghero, a dieci anni dalla scomparsa di Giuni, che entrambe abbiamo avuto il privilegio di frequentare: parla tu che parlo io, suona tu che io non so suonare e avanti così fino a quando qualche settimana fa c’è tornato in mente quel momento e ad entrambe, tanto che quando stato posto il quesito “quale canzone cover vorreste fare”? di una lunghissima lista, dubbio alcuno non abbiamo avuto. No, non cambiamo del testo nemmeno una virgola, ma adesso, finché posso, dalla doccia alla macchina ululo squillanti “Voglio andare a …Sanremooooo…”, tutto qui, ho bisogno di un periodo in Riviera, si, ma in clinica per anziani mentalmente “disturbati”…

Alice?

L’ho molto amata nel suo repertorio pop. Quello che faceva prima di cantare Battiato. Adoravo A cosa pensano. Forse si è fatta un po’ irretire dalla storia della ricerca spirituale che ti porta via anche la lucidità per una produzione più moderna. Non puoi pensare di andare in cerca di te stessa e che ti seguano milioni di persone. La tua ricerca ti restringerà il campo. Essere sofisticata, a volte ti può riuscire, a volte no. Che ti aiuti Tiziano Ferro non basta. Alice, con quel collo chilometrico, ha una bellezza incredibile. Ad Alice, Battiato ha fatto anche vincere un Sanremo, non dimentichiamolo.

Scegline una tu, adesso…

Un sottovalutata. Marcella. E’ una cantante pura e semplice, con qualche punta di kitsch notevole. Capolavori di pop moderno. E’ uno stile il suo.

E la Carrà?

E’ un grande esempio di pop. Non essendo in grado di cantare in un altro modo, canta canzoni facili che tutti possono ricantare. E questa facilità la premia di un successo longevo. Canzoncine da gita, da corriera, come Com’è bello far l’amore da Trieste in giù, Maga Maghella, e Chissà se va… Comunque per me che amo il pop, mi da un po’ fastidio che le icone gay celebrate siano sempre quelle due o tre grosse…

Parliamo allora di Sylvie Vartan?

Già, chi non ricorda il suo “Buonasera Buonasera” a Doppiacoppia? Chi non ricorda il suo Come un ragazzo e Zum zum zum che batté perfino la versione di Mina? Inoltre Sylvie ha avuto una vita che ha contribuito parecchio al suo successo.

E le sorelle Berté?

Loro sono un caso raro, nel senso che sono state entrambe rivoluzionarie. Molto di più lo è stata Loredana. Dal punto di vista personale non la amo per niente, però lo spezzato della sua voce è strepitoso. Canta il rock spezzando tutto quanto. Prendi Ragazzo mio. Ne ha fatta una versione tutta sua, indipendentemente da Tenco. E questo modo di cantare è forse sinonimo di una rabbia mai sedata, di un tormento interiore di quelli grossi. Ne fa la più grande interprete di rock italiano.

E Mia?

Mimì, io ho lavorato con lei quando lavorava per un disco di cover. Ho amato poco vederla perché ho dovuto assistere a qualcosa che non potevo frenare e mi procurava imbarazzo. Non voglio fare la santa perché di alcool e droga il mondo dello spettacolo ne è pieno, però vedere una donna resa così insicura dall’infelicità mi faceva male. E forse è meglio che se ne sia andata prima che fosse troppo tardi.

Gianna Nannini?

La Nannini è una figlia ricca della borghesia, una snob, che se non ha la vena ci ricanta le romanze, come in questo suo ultimo lavoro di cover che se ce lo risparmiava era meglio… Fino a ieri erano tutte contro i talent, poi ci vanno a fare le ospiti. Fino a ieri dicevano il passato è passato. Oggi si mettono a fare le canzoni del passato. Oh, a me non me ne frega niente di sentire da te Lontano dagli occhi di Endrigo, solo perché è stato adottato dalla sinistra chic. Quando se le cantava lui non se lo cagava nessuno. Erano robetta. Un po’ come Gaber. Improvvisamente è diventato una icona. Perché prima che cos’era, un deficiente? Quando cantava Non arrossire, Com’è grande la città, Barbera e champagne, no, e quando faceva il teatro sì?

Fiorella Mannoia?

Lei credo si sia fatta travolgere dal fatto di essere considerata la musa dei cantautori. Io sento una cantante molto dotata e brava, ma mi arriva fredda.

E Antonella Ruggiero?

La vedo chiusa come un’armatura. Eviterei le canzoni in coro con i bersaglieri, anche se la ricerca personale non si può discutere. Non sbatto la testa, quando l’ascolto.

Rita Pavone?

La adoro. Mi piace tantissimo. Ha fatto un ultimo lavoro bellissimo. Soffre del fatto che non le abbiano dato il giusto riconoscimento. Ha venduto più dischi nel mondo… che alla Pausini ci vorrebbe un’altra carriera per raggiungerla! Io mi accontenterei di questo, fossi in lei.

E per concludere… Grazia di Michele?

E’ un genio che ha scritto una bellissima canzone per me (ridacchia). Inoltre sarebbe stupefacente se accettassero a Sanremo due babbione come noi! Due vecchie! Avremmo anche il pezzo, Alghero, da eseguire il venerdì, tanto omaggiare Giuni. Dalla macchina alla doccia, in questi giorni non faccio che cantare: “Voglio andare a Sanremooooo, in compagnia di uno stranieroooo”. Sì che ci andremo a Sanremo, io e Grazia, in riviera, in una clinica per anziani “mentalmente disturbati”.

Anzi, per concludere ancora meglio, dovremmo parlare dell’icona Platinette, no?

L’avere cambiato il senso di accettazione… a me questo interessa. Uno che è frocia, brutta, travestita, orrenda che però, porca troia, ce la fa!

Da donna ti piaci di più?

Mi sento più sicuro, adesso, travestita. Comunque, a prescindere dal travestirsi o meno, Il risultato vero sarebbe andare al festival di Sanremo senza che faccia impressione a nessuno il fatto che io sia là. E’ bello essere considerati una che ha un cervello che funziona e che sa fare qualcosa d’altro, oltre i bocchini! Più dell’intelligenza, comunque mi interessa che questa tipologia di persone non venga sempre relegata ai margini come s’è fatto per anni. Io non ho inventato niente, per quello che mi riguarda, anzi negli anni settanta ero un po’ meglio perché ero più giovane e più magra. Da allora ho una truccatrice, Laura, quindi sì, ho perfezionato il trucco. Le parrucche rispetto ad allora vengono lavate. I vestiti sono scelti con un pochino di cura ma nemmeno troppa. Mi piace sempre avere in me qualcosa di disgraziato. Il pelo non me lo toglierò mai, per esempio. Eppoi son cattiva vera (ride come una matta).

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