Mario Venuti

venuti 2

15-10-09

Mario Venuti e l’insostenibile leggerezza dell’etero

Ci incontriamo a Milano, a Radio Deejay dove Mario sta partecipando a una diretta. Vengono passati due pezzi, Una pallottola e un fiore e Recidivo, che dà il titolo al suo ultimo lavoro, il settimo da solista.

E’ un disco maturo, pieno di energia, che lascia spazio anche a momenti poetici e addirittura lirici. Vede la partecipazione nei testi di Kaballà (Pippo Rinaldi) grande amico e collaboratore di Mario, tranne Vernice fresca, un pezzo un po’ evanescente, che porta la firma di Massimo Greco. E racchiude tre partecipazioni illustri, quelle di Carmen Consoli, di Franco Battiato e di Cesare Cremonini.

Per registrare l’intervista ci appartiamo in un bar a pochi passi dalla radio. Mario appare molto rilassato e confessa di essere felice di questo momento della sua vita, pieno di ispirazione.

D – In copertina impugni una pistola. E’ stata tua l’idea?

M – Sì. Ho voluto io questa immagine da bandito siciliano… un po’ alla Clint Eastwood. Come quando uno, prima di uccidere il suo nemico e rivale gli dice: Il paradiso non è per te. Questa frase è anche il titolo di una canzone dell’ album. Si tratta comunque di un gioco.

D – Un’altra canzone La virtù dei limoni è dedicata a tuo padre, e parla appunto di limoni, e ‘ di terra che ti sporca le mani e ti apre il cuore ’. Un amarcord?

M – Eh già. Mio padre, quando partivo dalla Sicilia, all’ultimo momento, mi metteva in valigia qualche limone e diceva: “Ti servirà se ti devi disinfettare, o se ti dovesse venire sete. E all’occorrenza lo potrai anche tirare!”. Mio padre aveva sempre delle uscite simpatiche. Lui aveva studiato il francese e aveva difficoltà con l’inglese, perfino con gli apparecchi: non riusciva mai a ricordare il significato dei tasti ON, OFF. Allora si è fatto un promemoria tutto suo. ON per ho’ncominciato e OFF per hoffinito! Era un uomo molto spiritoso.

D – Quando (ON) hai cominciato a lavorare a questo progetto?

M – Alcuni pezzi, quelli più rock, li avevo fatti già a marzo del 2008, quando è stato pubblicato il best L’officina del fantastico. I miei discografici insieme al brano di Sanremo, A ferro e fuoco, hanno preferito aggiungere delle canzoni già edite, per “rinfrescare la memoria” della gente. Di conseguenza alcuni pezzi nuovi sono rimasti un po’ nel congelatore. Successivamente ho avuto lo slancio di scrivere brani più orchestrali, così si può dire che in Recidivo convivono due anime. Per fare un esempio, Galatea era già stata scritta ai tempi di A ferro e fuoco” e si può considerare come il primo seme della tentazione orchestrale che ho poi sviluppato ne Il milione e Spleen 132.

D – Per questi nuovi pezzi ti sei ispirato a qualche artista particolare?

M – Ho ascoltato con molta passione Rufus Wainwright, l’autore canadese tra l’altro di Barcelona, e tanta musica classica. Quella l’ascolto sempre, Shubert, Chopin… Certo, quando lavoro mi faccio guidare soprattutto dall’istinto, ma mi piace in qualche modo programmare un progetto. Così mi è presa questa idea di dare una veste più cameristica alle mie cose.

D – Una delle punte di questo Recidivo, è secondo me Spleen (cancelletto) 32, a due voci con Franco Battiato.

M – Con Franco avremmo dovuto collaborare già in precedenza, ma lui era impegnato a girare il suo secondo film, così non ne avevamo fatto di niente. Questa canzone mi sembrava molto adatta alle sue corde. Lui che ha questa voce evocativa, aggiunge un valore in più.

D – Siete amici?

M – Sì, sì. Non ci vediamo molto. Ogni tanto vado a trovarlo. Ci siamo conosciuti negli anni ottanta, quando lui tornò ad abitare in Sicilia. Grazie a un amico comune andammo a fargli una visita, tutti i Denovo al completo. Lui stesso produsse l’ultimo disco dei Denovo nell’’89 e da allora ci siamo visti spesso. E nel ’97 abbiamo partecipato all’estate catanese, che Franco organizzò.

D – In Recidivo partecipa anche Carmen Consoli. Il pezzo, molto grintoso, si chiama La vita come viene e racconta di ‘ una puttana casa e chiesa ‘ che cerca di trovare la forza di imbracciare un fucile per ribellarsi. Fra due settimane uscirà anche Carmen con un nuovo progetto. Tu ci hai messo lo zampino?

M – No.

D – Come vi siete conosciuti?

M – Francesco Virlinzi che era il patron della Ciclope Records, mi fece avere una sua cassetta con i suoi primi demo e mi disse che secondo lui questa ragazza, anche se era un po’ acerba, aveva della stoffa. Mi chiese di ascoltarla e di metterci mano. Poi mi portò Carmen in studio a Catania e lei si mise lì con la chitarra e cantò delle canzoni in maniera irresistibile.

D – Ascoltando il tuo disco, si ha come l’impressione che certi pezzi sarebbero adatti anche a lei.

M – E’ vero, perché io penso che in qualche modo Carmen ed io ci influenziamo a vicenda. Abbiamo anche un andamento ritmico simile, come se si avessimo lo stesso Dna.

D – Un andamento ritmico col sedere che ha molto divertito Ornella Vanoni quando ha duettato con lei in L’appuntamento, nel disco Più di me, (del 2008).

M – Ornella l’ho incontrata proprio a un concerto di Carmen. Era nel privée. E Carmen è riuscita a portarla in Sicilia a partecipare a un concerto tributo a Rosa Balestrieri. La cosa buffa è che l’ha fatta cantare in siciliano, lei che in confronto a noi è quasi svizzera!

D – Ornella ama contaminare e farsi contaminare, così ha affermato ultimamente. E penso che molti altri artisti dovrebbero farlo. Anche tu, nel tuo nuovo lavoro l’hai fatto con Franco (Battiato), Carmen (Consoli) e con Cesare (Cremonini). Da’ al progetto una grande poliedricità.

M – Le collaborazioni sono interessanti perché si crea una bella atmosfera e il pubblico ha la giusta impressione di ricevere un regalo… proprio come quando in pochi giorni abbiamo collaborato per l’Abruzzo. Ma non dovremmo aspettare i terremoti e i disastri per farlo. Dovremmo cantare insieme più spesso. I brasiliani per esempio lo fanno naturalmente spessissimo.

D – E con Cremonini, come è successo?

M – Ho composto questa canzone, Un cuore giovane, che mi ha fatto pensare a lui. Mi piacciono molto le sue canzoni. Sta maturando bene. Qualcuno trovava perfino delle somiglianze tra Figlio di un re e qualche mia canzone. Comunque l’ho contattato, gli ho fatto sentire il pezzo che rappresenta un po’ un manifesto dell’eterna giovinezza, e lui ha accettato con piacere di partecipare.

D – Altri artisti che ti piacciono?

M – Joe Barbieri sta facendo cose interessanti. L’ultimo, Maison maravilha è un disco stupendo. Ma anche il precedente, In parole povere, dove ho partecipato in un pezzo. Poi mi piacciono anche i Baustelle.

D – Questi tre duetti di Recidivo sono veri, o li avete cantati a distanza, come usa fare oggi?

M – Sono veri! Sono veri incontri.

D – Françoise Hardy, a proposito di duetti nel suo album Parentèses, afferma che quando si fanno a distanza, certi sonorità sovrapposte si vengono a perdere.

M – Certamente.

D – Perché il Brasile, negli album passati, e perché non più?

M – Non c’è un motivo particolare. Effettivamente negli anni novanta mi ero molto appassionato e avvicinato a quella cultura, a quello stile di vita, perfino, che è peculiare. Ci sono stato tre volte, l’ultima nel 2006, arrivavo dall’Uruguai dove avevo suonato. Forse ho saturato questo interesse. Caetano (Veloso) rimane comunque il mio preferito e ho comprato anche il suo ultimo disco.

D – Quello di Fiorella Mannoia, Onda tropicale, lo hai ascoltato? Se sì, ti è piaciuto?

M – L’ho ascoltato, ma no. Secondo me lei non mi sembra molto adatta a cantare il Brasile.

D – Cosa ne pensi di questo modo di fruire la musica, attualmente?

M – Ho un po’ paura della superficialità della fruizione. Tutto avviene così in fretta che ho l’impressione che certe cose non vengano neanche ascoltate. Io ancora faccio musica con la presunzione che si possa prestare a ripetuti ascolti.

D – Collezioni le tue cose e le cose altrui?

M – No, sai. Ho un sacco di CD, e ne ho persi anche tanti perché magari mi ha fatto piacere prestarli e poi non mi sono ricordato più a chi.

D – Vivi a Milano, prevalentemente. Come ti trovi?

M – Milano è lo specchio del mio umore, nel senso che se io sto bene, Milano mi piace. Mi dà molti stimoli. Poi c’è il rapporto di amicizia e collaborazione con Kaballà che praticamente siamo vicinissimi di casa, e allora magari passo al mattino per un caffè e scriviamo qualcosa. Ieri sera per esempio eravamo a casa mia che guardavamo X-Factor e ogni tanto toglievamo l’audio e mi mettevo al pianoforte… perché stiamo scrivendo una nuova canzone. Poi a Milano ho tanti amici.

Se invece non sto bene io, preferisco tornare in Sicilia, a casa, perché lì la vita è un po’ più dolce.

D – Hai accennato a X-Factor. Cosa ne pensi di tutta questa gente che va in tivù a raccontare i fatti propri?

M – Non mi piace lo stile della De Filippi. Trovo il suo modo di condurre un po’ sciatto, e magari piace proprio per questo. Io proprio non lo capisco il meccanismo di questi giochi.

D – La canzone Recidivo racconta una storia di ordinaria bisessualità.

M – Mi è venuta così, un po’ perché certe situazioni le sento raccontare dai miei amici. Questi uomini sposati che hanno relazioni omosessuali, con tutti gli annessi e connessi. Ci sono soprattutto i poco convinti, che hanno difficoltà ad accettare questa realtà e allora tornano dalla moglie, ma poi tornano dall’amico…

D – Non credi che magari questa presunta bisessualità serva a celare una omosessualità che sarebbe complicato gestire di questi tempi?

M – No. Onestamente non me la sento di entrare a giudicare certe situazioni… Ognuno di noi ha i propri percorsi e la sessualità poi si sviluppa come una specie di abitudine.

D – Inoltre sussiste la difficoltà della gestione di due relazioni in contemporanea.

M – Infatti io questi non li invidio per niente (ride).

D – Da tanti anni sono amico di Mauro Balletti che tra le altre cose è il fotografo di Mina. Nel ’94 lei sentì per caso alla radio una canzone che faceva “Axé axé, fortuna a te”. Ne rimase rapita e volle sapere chi fosse il cantante, con l’intenzione di inciderla. Ci mettemmo tutti in moto e fui io a trovare il singolo Fortuna di un cantante solista esordiente ‘ un certo ‘ Mario Venuti. Così tramite Mauro glielo feci pervenire. Ma lei non lo cantò perché il testo non le era congeniale, purtroppo.

M – E’ una cosa bellissima questa che mi stai dicendo! Forse quel testo è un po’ troppo cantautorale.

D – La mia domanda è: come sarebbe stata la carriera di Mario Venuti se Mina avesse inciso quella canzone?

M – Penso proprio che avrebbe avuto uno slancio diverso, sì.

D – Magari le avresti “regalato” quella splendida canzone che è Crudele

M – Sarebbe bello se la cantasse comunque…

D – Il testo parla di un uomo che ha amato un uomo e poi una donna…

M – Te l’ho detto che sono recidivo!

————————————————————————–

D – Tu cucini?

M – Come no!

D – Mi dai una ricetta?

M – Certo! Ti do una pasta che ho cucinato l’altra sera. Spaghetti agli agrumi. Fai soffriggere un po’ d’aglio in olio d’oliva poi ci butti del pescespada a dadini, lo fai rosolare e poi sfumare con vino bianco. Poi metti l’aneto, mezza arancia, succo e buccia tagliate a pezzi. Fai ancora rosolare e ci salti la pasta.

I commenti sono chiusi.