Noemi

Grazie a X-Factor ho imparato a camminare… sui tacchi

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Arriva in ritardo, ma il suo sguardo dolce e la sua aria da ragazza qualunque la fanno subito perdonare. Siamo nel centro di Milano, negli studi della Sony dove è stata offerta una appetitosa colazione con pizzette e succhi di frutta.

Noemi beve solo acqua e mentre parla sgrana quegli enormi occhi azzurri.

Sembra comunque la ragazza del banco accanto, più che una diva emergente!

D. – Noemi, ci parli di questo tuo momento magico?

N. – Domani esce il mio ep, un sogno che si avvera. Sono pezzi del mio passato musicale perché Briciole lo presentai nel 2007 a Sanremo lab. Entrai in finale ma Pippo Baudo non mi scelse.

La Sony ha voluto per questo progetto i brani che io facevo già prima di entrare a X – Factor. E’ più rischioso, ma mi rende orgogliosa. Io credo che la musica comunque si faccia fuori da X Factor. E’ facile avere la stima della gente cantando pezzi che sono colonne portanti della storia della musica. Il vero banco di prova credo sia stato nel portare un pezzo inedito, e nel mio caso è stata una fortunata. Non ho usato l’oro di nessun’altro.

D. – Però sei stata scartata…

N. – Yuri aveva il triplo di energie per arrivare là dentro. Io sarei arrivata in finale spompatissima. Non avrei potuto dare il massimo. Lui invece è stato molto bravo.

D – Il tuo passato musicale?

N. – Fin da piccola ho ascoltato tanta musica. Mio padre, che ha sempre suonato la chitarra, addirittura nel 71 aveva fatto Castrocaro con un pezzo inedito che si chiamava Barbara. Aveva un gruppo ed era molto bravo. Io la voce l’ho ereditata da lui. Con lui ascoltavo Mina, Elton Jhon, Tenco.

Mia madre, la mattina di domenica, io avevo dieci anni, mi svegliava con Barry White, J. Joplin, e i grandi cantautori come Guccini, De Gregari, Battisti… Ivano Fossati di meno. Me l’ha fatto apprezzare Morgan. Il vantaggio di aver partecipato a X- Factor è che mi ha permesso di frequentare luoghi musicali che non avrei mai pensato di incontrare. Devo confessare che all’inizio ero un po’ riluttante e non avevo voglia di fare questo viaggio, però Morgan ha insistito e quest’esperienza mi ha molto arricchito. Comunque la vita, credo, va avanti per fasi, e mi piacerebbe in futuro puntare il alto e cantare i pezzi dei grandi autori italiani. Si ha l’impressione che la musica d’autore non passi molto per radio… ma io la canterei volentieri… sai come si dice, se devi affogare meglio l’acqua alta che una pozzanghera!

D. – In questo ep ci sono due cover di grandi autori italiani. Il cielo in una stanza e Albachiara. Li hai scelti tu o ti sono stati imposti?

N. – Albachiara è quella di Morgan, con un assolo di sax. Il cielo in una stanza, era il mio cavallo di battaglia fin da piccolina, ma con un mio amico ci siamo divertiti a farla R&B. Mi piace.

D. – Gino Paoli è tra gli autori ai quali aspiri?

N. – Beh, magari!

D. – 27 anni ma sogni autori classici. Non hai paura poi di arenarti?

N. – Mi piacerebbe comunque portare qualcosa di nuovo.

D. – Ti piacerebbe cantare in inglese?

N. – Sì, ma con l’italiano ho sviluppato un amore appassionato. Mi fa esprimere direttamente… con il cuore. Io sono contralto e canto meglio canzoni di uomini ancora meglio se inglesi o americani. Cantare in italiano, all’inizio era anche più difficile per me. Poi mi sono applicata ed è stato meraviglioso! Magari, che so, potrò un giorno tradurre in inglese i pezzi italiani (ride)… almeno sognare si può, no?

D. – Hai accennato più volte e con slancio a Morgan. Sei “artisticamente” innamorata di lui?

N. – All’inizio mi sembrava spocchioso e lunatico, invece no, magari solo davanti alle telecamere. Gli devo moltissimo e ho una profonda stima di lui. Mi ha molto aiutata con la sua cultura musicale e la sua sensibilità. Nel mio caso, mi ha rispettata perché non mi ha stavolta. Ha cercato di tirare fuori quello che probabilmente già c’era in fase embrionale.

D. – L’anno scorso è emersa Giusy Ferreri. Quest’anno, al di la del vincitore, chi potrebbe venire fuori alla grande?

N. – Forse i Bastards. Sono molto più profondi di come li hanno fatti apparire e sono una novità, musicalmente parlando. Fanno un genere spinto e innovativo. E al festival di  Sanremo, invece, mi è piaciuta molto Come le foglie di Malika Ayane.

D. – Hai cambiato molti look. In quale ti ritrovi di più?

N. – Sono comunitaria, sto bene con tutti, quindi direi il look “figli dei fiori”. Comunque mi piace anche visitare altri abiti… All’inizio ero allergica ai tacchi, non ci sapevo camminare, e ora, grazie a X – Factor, ho imparato e mi servono a non essere scambiata per uno dei sette nani. Comunque credo di essere malata di protagonismo, perché mi piace molto stare sul palco.

D. – Sei iscritta al dams?

N. – Sì. Studi critici e teorici sul cinema. Avrei dovuto finire a gennaio il quinquennio, ma mi hanno resa a X – Factor… Ho scritto la tesi sul cinema post moderno.

D. – Quando la discuti?

N. – Appena ho un attimo. Dopo l’estate, perché sarà una stagione di live.

D. – Un regista che ti piace da morire?

N. – Pier Paolo Pasolini. Ma anche Linch!

D. In alternativa alla cantante, cosa potresti fare?

N.- Cinema, ma dietro le quinte.

D. – Con chi vorresti collaborare, musicalmente?

N. – Con i Bastardi, o con Ambra, ma sogno anche Vasco e la Nannini.

D. – Il tuo pezzo funziona in radio ed è tra le canzoni più scaricate da I-Tunes.

N. – Magari tra un mese nessuno si ricorderà più di me!

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