Ornella Vanoni 2009

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Ornella Vanoni, una donna straordinaria, anche un po’ uomo…

A ruota dopo il grande successo di Più di me, nel quale Ornella ha ospitato una dozzina di big eccellenti per cantare in duetto le sue canzoni, esce Più di te, dove invece è Ornella che si cimenta con le grandi canzoni degli altri, in duo e da sola. Si muove sorniona e rilassata come una gatta molto soddisfatta per le stanze della sua splendida casa nel cuore di Milano e mi pare in gran forma, allegra e serena dopo la grande fatica in sala d’incisione, che poi, confessa, non è stata ‘sta gran fatica’. Per presentare le nuove canzoni ha scritto di suo pugno: “A volte penso che mi piacerebbe diventare uomo, vivere una vita diversa e poi decidere. Ma non essendo possibile, mi sono limitata a non stravolgere i testi dei cantautori e cantare al maschile. Tanto i sentimenti sono molto simili. E poi non siamo mai tutto uomo o tutto donna”.
Tra le contaminazioni illustri di Più di te, oltre a Morandi e Dalla che già avevano duettato con Ornella in Più di me, un eccellente Samuele Bersani (Replay), un intrigante Pino Daniele (Anima) e un classico Ron (Non abbiam bisogno di parole) .
A sorpresa anche una strepitosa Gianna Nannini (I maschi). “Una produttrice naturale di cocaina”, l’ha definita Ornella. E un po’ uomo anche lei…
“Ti è piaciuto questo disco?”. Esordisce prima di cominciare a registrare l’intervista.
“Sei straordinaria come sempre…” le rispondo.
“Ma il disco ti è piaciuto? Voglio la verità!
“La verità? La verità è che non mi è piaciuta molto la scelta di un paio di canzoni oramai troppo conosciute”.

O. – Questa seconda impresa è stata molto più faticosa della precedente in quanto ho affrontato pezzi che io non avevo mai fatto. Io li ho scelti, non so se bene o male, e ho voluto rispettare il testo maschile, per non sconvolgere il significato. I sentimenti del cuore mi sembrano molto simili tra uomo e donna. Non i desideri, ma i sentimenti. Le parole che posso dire io le può dire un uomo. In Brasile, per esempio, c’è una logica così: se una donna, anche famosissima, canta un pezzo che ha scritto un uomo, lo canta da uomo. Non cambia il testo.

D. – Mina ha fatto la stessa cosa con molte cover ma non un intero disco.

O. – Il pezzo con Gianna ti piace? Divertente, vero?

D. – Uno dei pezzi più gioiosi. Negli ultimi tuoi concerti hai cantato con successo due pezzi fortissimi, Magari, di Renato zero e Il gorilla di Fabrizio De Andrè. Perché non li hai inseriti in questo disco?

O. – Magari la canto sempre dal vivo e mi piace da morire. Io la rendo molto drammatica, forse per questo. Il Gorilla no perché non è una canzone di sentimenti comuni maschili e femminili. Comunque, questo disco, con grande fantasia, si chiama Più di te.
D – Il prossimo sarà più di noi?

O. – No, basta.

D. – Potresti fare le canzoni dei complessi!

O. – Più di voi…

D. – Vi siete incontrati per fare i duetti?

O. – Con tutti prima di cantare. Con Pino (Daniele), per esempio, tutti dicono che Pino è ostico, gli sono entrata dritta nel cuore, con la mia capacità di entrare nel cuore delle persone, allora lui si è lasciato andare molto carinamente. Lucio lo vedo spesso. Con Ron ci siamo sentiti al telefono. Anche con Gianna ci siamo sentiti al telefono. Sai Gianna una ne fa una ne pensa, non so dove trovi l’energia, un giorno scoppierà! Ha una grinta quella lì. E’ incredibile! Mi hai chiesto se ci siamo incontrati… sì, sai, per i duetti ci si incontra nella città dell’uno o dell’altro, nei momenti liberi di entrambi… Sai ci sono comunque dei grandi problemi di tonalità, quando una donna canta con gli uomini. Con Bersani e Ron, per esempio è stato difficile.

D. – Lucio Dalla a mio parere oltre a essere un grande autore è un cantante straordinario. Non trovi anche tu?

O. – E’ bravissimo. Per me è il più grande cantante che c’è in Italia. Adesso forse ci gioca un po’ troppo con la voce, fa un po’ troppo il lirico. Comunque è grande.

D. – In Più di me ha reinventato con genialità Senza fine, una impresa quasi impossibile, non credi?

O. – Sono d’accordo, e a proposito di duetti del disco precedente, io trovo che un’altra cantante che io amo moltissimo è la Consoli. A molta gente non piace la sua voce. A me sì, e mi piace lei come persona in una maniera incredibile. E’ deliziosa e vedrai che crescerà ancora.

D. – Comunque è stato facile per te fare questi duetti?

O. – Sì, abbastanza facile.

D. – In quale studio hai cantato?

O. – A Bolgheri. Perché io ho detto, qui bisogna andare via da Milano dove c’è il gatto, la cameriera, il figlio, e tutti i problemi. Ho detto “andiamo noi tre, anzi quattro”, col fonico e il Lavezzi. Lui ha trovato Bolgheri, un posto bellissimo. Il disco è venuto fuori in sei giorni. Mi hanno massacrata. Purtroppo questo disco ha avuto delle vicissitudini particolari perché si è ammalato Celso Valli, l’arrangiatore, così non era in grande forma. Per me comunque c’era Mario. Ma a te qual è la canzone che ti dispiace meno?

D. – Vita è forte. Quanto tempo e ancora, moltissimo. Replay è un gran bel pezzo. Alta marea mi ha stufato. E anche Dune mosse la trovo un po’ troppo conosciuta.

O. – Dune mosse l’ha fatta anche Miles Davies. Lo trovo un pezzo ipnotico, eccezionale. Alta marea sarà anche troppo sfruttata ma è talmente bella che canterò in concerto con grande gioia!

D. – Anima è bellissima. Non abbiam bisogno di parole, così così.

O. – Ma è una bella canzone anche se a te non piace.

D. – Ogni volta è straordinaria nelle tue corde.

O. – Era l’unico pezzo che potevo fare di Vasco. Non potevo fare il rock! Ogni volta prenderà molto i depressi!

D. – E a proposito del disco precedente, perché non è stato lanciato in radio il tuo duetto con Mina, Amiche mai? Era molto spiritoso.

O. – Perché Mina non ha voluto. Non ha voluto perché usciva il suo disco. Anche Più, con Jovanotti non è stata lanciata, perché Lorenzo non ha voluto. Allora se non vuoi buttarlo nel mercato non venire a fare il duetto! Ci tenevo molto a Più, e con Amiche mai la gente si sarebbe divertita perché ci crede a questo gioco.

D. – Quel capolavoro che è Io so che ti amerò, dove è intervenuto Jovanotti, l’hai voluto tu?

O. – E’ stato Jovanotti che l’ha voluto fare. Diceva che è il più bel pezzo del mondo.

D. – Più di me ha venduto moltissimo comunque. Duecentomila copie. Eppure i tuoi dischi degli anni ottanta, come 2301 parole o Uomini , per esempio, vendevano quattrocentomila copie era considerata una vittoria di Pirro…

O. – Sì. prendi Una bellissima ragazza (2007). Ha venduto pochissimo. Troppo raffinato. Troppo bello.

D. – Per vendere si deve allora abbassare il tiro?

O. – Se vuoi essere commerciale sì. Se te ne freghi, invece no. Il livello della bellezza in generale si è abbassato. Partiamo dal cibo. I ragazzi non sanno più gustare un buon cibo. Non distinguono un olio buono da un olio cattivo. Film, insomma: adesso io vorrei andare al cinema, ma in questo periodo c’è poco. Libri, belli, scritti bene, uno ogni tanto. (Ma approfitto per dirti che l’ultimo di Paolo Fresu è bellissimo! Bella la storia e scritta molto bene). Non c’è più il senso della bellezza. Della semplicità. Hai visto le scarpe da donna nelle vetrine? Arrivano a mezzo stinco con piume e borchie. E uno si chiede perché? Perché rendere le donne così volgari, così orpellose? E’ tornato il tubino, però. Anche quello un po’ di tristezza me la mette. Col filino di perle, il mezzo tacchetto… bah.

D. – Non ti pare che non sia un gran momento per la donna?

O. – Non lo è neanche per gli uomini, mi pare!

D. – La donna in tivù si pone in maniera molto volgare.

O. – Questa è una cosa molto italiana. Per vendere un fagiolo ci vuole la… In America non è così. Sai, il buon gusto è raro ed è guardato anche con sospetto.

D. – Ma con il caso Daddario, per esempio, io credo che abbiamo toccato il fondo.

O. – Quella fa la mignotta di professione, cosa c’entra? E poi ci sono sempre state queste cose ma la stampa non se ne occupava. I quotidiani sono uguali a Chi. Anzi Chi è il miglior giornale, almeno fa il gossip come si deve. Stanno usando gli stessi sistemi americani, in Italia. Se uno ha avuto un’ amante vent’anni prima di essere eletto presidente non va bene, perché chi tradisce una volta, secondo loro, tradisce sempre. Gli americani sono dei puritani e sono protestanti, sono ancora più radicali dei cattolici, e dicono “no, non lo eleggiamo”. Qui, per anni, almeno fino a che c’è stato Craxi, c’era un patto tra politici e giornalisti, cioè che la vita privata non veniva mai tirata fuori. Oramai invece si procede a colpi bassi, così bassi da far schifo. A me di quello che fa Berlusconi non me ne frega niente, certo lui deve rispondere del fatto che non va bene che un capo di stato si faccia vedere con tutte quelle ragazzine intorno. Se lui è come Michael Jackson, va bene. Lui cerca l’isola che non c’è? Quel posto dove non si invecchia mai? E’ certo che si circonda di giovani e non di babbioni! Però adesso sembra un bambino in confronto a Marazzo. Ecco!

D. – L’informazione riguardante le malefatte di Marazzo poteva fermarsi prima, senza entrare nei particolari. Non credi?

O. – Credo che non se ne può più.

D. – Comunque è molto grave il ricatto dei carabinieri, e quello sembra essere passato in secondo ordine…

O. – Quand’ero piccola salivamo in macchina io e la mia famiglia, che eravamo in tre. Se s’avvicinava un vigile noi ci irrigidivamo, pensavamo chissà cosa ci chiederà… Adesso invece… Nessuno crede più in nessuno. Nessuno crede ai giudici, nessuno crede agli avvocati. Per guardare con rispetto una persona io devo sapere che merita rispetto.

D. Tornando al disco in uscita, Ornella, chi ha scelto i pezzi?

O. – Io, io. Dici che non ti è piaciuta la scelta, ma cosa dovevo scegliere, canzoni sconosciute? Se mi butti giù così… Comunque questo disco tu lo devi riascoltare prima di scrivere l’articolo. Dovrai parlare della mia interpretazione e di come sono riuscita, senza sconvolgere niente, a farle mie come se le avessero scritte per me. La scelta delle canzoni è stata in un certo senso emotiva, forse un po’ affrettata ma non è colpa mia. Vuoi che ti scriva io il pezzo?

D. – Ma ti ho detto che lo trovo un lavoro straordinario!

O. – No. Se non ti piace non ti piace. Comunque io queste canzoni avevo voglia di cantarle, va bene? Oh!

D. – Anche se fossero canzoni qualsiasi, e non lo sono, il fatto che tu le canti cambia completamente le cose. Io credo che molti cantautori dovrebbero limitarsi a comporle le canzoni.

O – Io l’ho sempre detto. E ho sempre detto un’altra cosa, anche a Sanremo, al premio Tenco. Ho detto, voi giornalisti avete distrutto gli interpreti perché li ritenevate dei cretini e osannavate i cantautori. Così gli interpreti sono morti. Contenti?

D. – Per quello che mi riguarda molte canzoni italiane sono poco più che provini.

O. – Però questi provini funzionano perché sono proprio quelli che assomigliano di più alla gente di oggi che considera la vita stessa un provino. Non trovo che siano tutti dei cani. La Pausini sa cantare, Giorgia sa cantare, Ramazzotti ti può piacere o no ma canta. Il mondo vuole le voci urlate, le voci un po’ infantili, con poca espressività, perché dell’espressione non gliene frega più niente a nessuno, salvo a qualcuno, perché il mio disco Una bellissima ragazza è un capolavoro, da oscar. Ha avuto un premio per un pezzo, Pagine. E basta. Non c’è niente da fare. O ti liberi della casa discografica e ti produci da solo facendo distribuire il disco. O se vuoi essere commerciale ci sono delle leggi che sono quelle, e non c’è niente da fare. Comunque se questo disco non funzionerà bene come Più di me, pazienza. Io ci ho messo tutto il mio cuore. Perché non basta avere talento. L’interprete deve avere un cuore molto grande e deve aprirlo. Io ce l’ho spalancato, e credo che si senta. La faccia ti può mentire ma la voce no. Anche al telefono si può capire al volo una persona! Perché noi qui abbiamo un nervo che si chiama discendente, che se siamo tesi non c’è niente da fare! Lo psicologo ti guarda. Lo psichiatra invece non ha bisogno perché vuole sentire quello che dici e come lo dici. Non vuole essere confuso dagli occhi che possono mentire. La voce non mente mai, ricordalo.

D. – Un panino una birra e poi e …la tua bocca da baciare sono stati due dischi che hanno funzionato bene entrambi.

O. – Ma quelli erano pezzi degli anni sessanta. Erano gioiosi. Oggi non c’è più gioia, bisogna inventarsela.

D. – Perché Gianna in questo disco?

O. – Perché è perfetta lì in mezzo.

D. – Hai scritto nel disco che nessuno è mai tutto donna o tutto uomo…

O. – Tutti gli uomini, soprattutto i poeti, hanno un lato femminile che non toglie niente alla loro virilità. Come le donne in gamba hanno un lato maschile.

D. – E il tuo lato maschile qual è?

O. – Fa parte del carattere, per esempio la volontà, la forza di andare avanti, la capacità di stare da sola. Poter fare un assegno senza bisogno di chiedere al marito. Andare in banca. Il modello in cui si muove oggi la donna è un po’ maschile. Comunque non mi piacciono le persone tutte donne o tutto uomo. Le donne troppo donne sono mosce. Sono mielose. Gli uomini che non hanno un lato di dolcezza non li trovo molto interessanti.

D. – Mi racconti un po’ meglio di questi sei giorni in cui hai cantato Più di te?

O. – Era molto bello a Bolgheri, in quella tenuta, perché si dormiva, ci si alzava, si andava in studio, si sentiva un po’ di roba, poi si andava a mangiare. Io magari facevo un bagno in piscina, poi tornavo… Era piacevole, e anche la sera dopo cena si poteva stare in studio. C’è stato un giorno tremendo in cui ho cantato per otto ore. E il giorno dopo il polipo che ho in gola mi ha detto “basta”!

D. – Ornella e Pino Daniele…

O. – Ci siamo incontrati a Sanremo, quando sono andata a fare la madrina di quella deliziosa cantante che è Simona Molinari, veramente brava. Al ristorante, la sera, abbiamo incontrato Pino. Io ho infilato i miei occhi nei suoi, e piano piano… ho provato a convincerlo. Lui scherzando mi ha detto: “Ma io sarò in grado di cantare con te?”. Poi l’abbiamo provata, Anima, e ho commentato ”Ma non la canti più come una volta, con quella vocina…”. Lui ha risposto: “Ma sai, io la canto sempre, tutte le sere finché ormai l’ho persa…”. Succede. Io stessa sono riuscita una sera a dimenticarmi le parole de L’appuntamento! Per la noia di cantare all’infinito una canzone che la gente vuole. Pino è stato molto carino con me, si è lasciato andare. Dopo il mio disco, poi, ho fatto un pezzo per Claudio Baglioni, solo tre righe: si chiama Oscià che vuol dire Ciao (in siciliano “il tuo respiro”). Lui mi ha detto “Solo tu lo puoi fare perché ci vuole una voce da popolana”. Allora io ho tirato fuori la voce della mala.

D. – E la copertina del disco?

O. – Tre foto all’interno. Una in smoking e due molto femminili.

D. – Lo presenterai dal vivo i primi quattro giorni di dicembre al “Blue notes”, qui a Milano, in via Borsieri.

O. – Si. Farò il disco e altri sei o sette pezzi in versione acustica. Purtroppo Paolino Jannacci non potrà suonare con me perché impegnato altrove.

D. – Quali sono i pezzi di questo disco che avresti voluto cantare da sempre?

O. – Alta marea sì, e Dune mosse. Replay è una chicca. Canzone difficilissima che non puoi fare a pezzi. La devi fare tutta intera perché è tutta fatta di toni e semitoni. Mario Lavezzi voleva che cantassi Giudizio universale, Celso Valli preferiva Replay.

D. – In radio stanno già passando Quanto tempo e ancora. Sai se a Biagio è piaciuta la tua interpretazione?

O. – Sì sì. Mi ha chiamato, mi ha fatto tanti complimenti e mi ha detto che si è molto divertito ascoltandola. Poi me l’ha cantata al telefono e ha aggiunto ”Ecco il duetto”!

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