Tiziano Ferro – Io ballo con Raffaella!
Qual è il tuo rapporto con la musica?
T – Ho un perfetto feeling con i suoni e un modo molto personale di cantare, che piaccia o no. Rimango fedele a una filosofia di base al mio carattere, e poi mi metto a sperimentare. L’importante che il mio lavoro rimanga divertente, allegro, variegato. Inoltre mantengo un rapporto impulsivo con la scrittura, di conseguenza i miei dischi seguono questa filosofia. Mi piace giocare con le note e mi piace il fatto che la musica non debba essere impacchettata in scatola solo perché in passato ho seguito un particolare genere musicale. Non sopporto le etichette. L’idea di Stop dimentica, la mia ultima fatica, per esempio, era quella di giocare con dei suoni anni ottanta, pur mantenendo l’amore per le cose che ho fatto nel passato.
Stop dimentica è un lavoro estremamente ritmato. E’ più entusiasmante portarlo in concerto, rispetto ai precedenti?
T – I due dischi precedenti li ho curati, arrangiati e prodotti a quattro mani, insieme a Michele Canova: o meglio, li abbiamo creati in casa sua e avevano un atteggiamento alla produzione simile a quello che si ha quando si lavora da D J. Molti campioni, tanta elettronica, microfoni piazzati nell’ingresso di casa partendo da un buon mixer, e piste separate, dove è la voce che fa il resto. Un atteggiamento tipicamente inglese, con pochissimo suonato. Con Stop dimentica invece abbiamo fatto una svolta che per altri artisti è una cosa normale. Per me no. Siamo andati all’isola che è uno studio tradizionale, lo studio che usa Eros Ramazzotti, e abbiamo approfittato del vantaggio di poter registrare un primo approccio rozzo live, in diretta. Abbiamo usato chitarre d’epoca vintage e tastiere anni ottanta. Gli archi ad Abbey Road. L’approccio è stato band, sala prove, partendo da semplici provini. Ho voluto fare quello che fanno Eros e Laura (Pausini). Ho usato tutte apparecchiature incredibili. Strumenti originali anni ottanta ma con un supporto digitale di oggi, ottenendo un suono nuovo. In live, per assurdo, è più facile da suonare. Non dobbiamo sostituire batterie elettroniche con batterie vere o sovrapporre chitarre. I pezzi sono più fedeli a quelli che abbiamo suonato in sala.
Come ti trovi con la tua band?
T – I miei musicisti hanno fatto lo stesso percorso che ho fatto io. Hanno cominciato con me, e adesso se li contendono Elisa e Giovanotti. 5 Anni fa suonavamo in club da 500 persone. Io sono puntiglioso e molto esigente. Ma lo sono anche con me stesso. Mon mi permetto disattenzioni, allora chiedo professionalità anche dai miei collaboratori. Non sono uno che non perdona… mi piace la concentrazione e posso anche essere rompicoglioni!
Ti ho ascoltato cantare dal vivo a Milano, il mese scorso, a video Italia, insieme ai grandi della musica come Baglioni che era in vena di grandi stecche, Bennato e Britti molto bravi, Bocelli pietoso e tanti altri bravini o così così (Raf, Ron, Masini, Tozzi, Pooh, Zarrillo). Tu e Morandi, padroni della scena, con una grinta e una professionalità esagerate, siete stati davvero straordinari! Tanto di cappello!
T – No comment e grazie.
Hai in previsione qualche duetto?
T – Abbiamo molte brave cantanti, in Italia. Ma non è facile con tutti i miei spostamenti… riuscire a creare una linea d’onda comune con un artista che ha un altro vissuto… Ma c’è un progetto in aria… io non ti guardo negli occhi e tu fai un nome…
Mina
T – Non posso rispondere! Fanne un altro…
Mina
T – Non posso parlare, ci sono cose in corso… Max è un mio amico… potrebbe trattarsi di feeling… questione di feeling, per dirla alla Cocciante! (Tiziano ride e fa un gesto come per cucirsi la bocca).
Sei partito cantando gospel, cosa ti ha spinto ad accostarti a una musica più immediata e giovane?
T – Ma guarda che il gospel è pop! Musica popolare, musica che arriva alla gente. Il gospel arriva nelle chiese la mattina in certi posti del mondo. E’ musica universale. Io mi sono accostato a questo genere con modestia, da istintivo… perchè mi assomigliava, mi dava serenità e mi faceva anche piangere. Poi ho cercato la mia strada, rivolgendomi alla gente comune. Voglio essere quello che arriva a chi accende la radio la mattina prima di andare a lavorare. A me certe canzoni ascoltate per sbaglio alla radio hanno cambiato la vita, e penso che ognuno sia padrone di prendere il messaggio che vuole dalla musica… Tanto di cappello a chi sintetizza in quattro minuti, come Battisti e Mogol, il senso dell’abbandono o un percorso di introspezione umana. Sono convinto che prima di cambiare il mondo esteriore sia necessario cambiare quello interiore. Portare avanti questo tipo di percorso mi diverte e mi appassiona. Per me il pop è degno di enorme rispetto, cambia le masse e la mentalità.
Nel tuo nuovo disco c’è la voce di Biagio…
T – Sì. Sì. C’è. Biagio ha dato la dimostrazione di essere un grande… I grandi in quanto tali, e io ne ho conosciuti molti grazie a questo lavoro, hanno la caratteristica della semplicità e della spontaneità. Era passato a salutare me e Michele, il mio arrangiatore, perché vive vicino allo studio e stavamo lavorando al quart’ultimo pezzo del disco. Gli è piaciuto molto e io gli ho chiesto di cantare con me. Non è andato neanche in cabina di registrazione, ha preso il microfono e ha cantato le due frasi scelte, in poltrona, davanti al mixer. E’ entrato per salutarci ed è uscito lasciando un duetto nel mio disco. Per me è un gesto di semplicità e grandezza allo stesso tempo, impareggiabile. Grazie Biagio!
E il tuo omaggio in questo disco a Raffaella Carra?
T – Volevo sdrammatizzare il fatto che noi italiani prendiamo la musica leggera troppo sul serio. Viaggio molto, e sono in tanti a chiedermi notizie della nostra icona pop… Raffaella è stata la nostra Ciccone. Faceva di tutto, senza saperlo fare benissimo, ma lo faceva con professionalità e stacanovismo.
C’è qualche artista che ti porti dietro dall’infanzia, qualche cantante che hai amato fin da piccolo, con il quale vorresti duettare?
T – Sì, ma non voglio conoscerlo, per mantenere l’illusione che si crea a distanza. Secondo me noi cantanti non dovremmo neanche parlare, per dare al nostro pubblico la possibilità di sognare. Meno diciamo e più siamo credibili. Per esempio, nella scrittura uno dei massimi è Cocciante… Anche Paoli mi piace molto. Nel Soul io adoro Stevie Wonder, e conoscerlo per me sarebbe come andare in processione… Sarebbe un sogno collaborare con loro, ma spero che non avvenga. Così porto avanti il dolore dell’ irraggiungibile senza rompere l’illusione.
Miti della televisione?
T – Ancora Raffaella. Informata più dei giovani sulla musica. E Mina. Mi dicono che in casa sua non si può camminare per i dischi che ha. E sono veri grandi che in silenzio tengono sotto monitoraggio la realtà in maniera atavica. Per me così si fa. Laura Pausini anche, non è un personaggio televisivo ma è da imitare per la professionalità e la capacità di autogestirsi. E’ una persona instancabile e ogni disco lo lavora come se fosse il primo. Non ha la presunzione di considerare i milioni di copie vendute come un alibi. Devo confessare che in questo atteggiamento ho cercato di copiarla.
Hai esplorato con questo disco nuove possibilità vocali…abbassando la voce.
T – Non so se ho scoperto nuove possibilità o limiti, esplorando zone nuove della mia voce. Saranno miglioramenti o peggioramenti? Il primo disco l’ho registrato a 19 anni, e ora ne ho 26. La voce si è scurita. All’inizio ero traumatizzato, mo ho poi capito che puoi anche migliorare togliendo. Sparando un colpo solo anziché cento. Emozionare con una nota è molto più difficile che tentarle tutte.
Come vedi il futuro della musica?
T – Io credo che la gente avrà sempre bisogno della musica per superare i momenti di solitudine. Cambieranno i mezzi di diffusione, questo sì, anzi stanno già cambiando. La pirateria sta dando gatte da pelare… Siamo molto lontani dalla soluzione, ma sono ottimista.
Hai fatto l’accademia di Sanremo. Esiste un CD singolo?
T – No. Mi sono presentato come autoprodotto. Sono arrivato in finale e nella giuria c’erano quelli che poi sono diventati i miei produttori, Mara Maionchi e Alberto Salerno. Loro mi hanno firmato con la loro etichetta. E sono tuttora indipendente… Ho firmato con la nisa che ha dato la concessione alla EMI per l’utilizzo del master. In passato ho fatto il canto come corista in un singolo degli atpc.Il Tiziano del coro sono io!
Hai emissioni diverse spagnole o francesi?
T – Sì. Il primo disco l’ho cantato per metà in francese. Del secondo ho fatto Perverso in francese. Di Perdono esistono anche la versione portoghese e inglese. E poi ovviamente ci sono le versioni spagnole. E la versione di Serenere in duetto con una brasiliana, Liah. La versione latina dell’ultimo disco contiene in più un duetto con Pepe Aguilar… un cantante con i baffi, ma lasciamo stare che poi nasce un’altra polemica come quella che ha scatenato la mia ospitata da Fazio.
Se potessi lasciare un messaggio ai giovani?
T – Lasciate stare… Studiate e cercate di fare lavori che vi consentano di staccare. La musica ti accompagna anche quando dormi. Comunque seguite l’istinto e portate avanti un progetto indipendentemente dal mercato corrente. Nessuno credeva in Perdono. Tutti i tentativi italiani di R&B erano naufragati. Fate un demo autoprodotto e tentate! Io avevo il mio con Rosso relativo e Perdono… avessi avuto la possibilità di passare in un programma come AMICI… sarebbe stato tutto più facile.
Quanto pagheresti per una settimana di anonimato totale?
T – In giro per il mondo lo faccio anche adesso. In Italia tratterei una cifra, lo giuro. Mi frustra il fatto che devi andare in giro come un assassino, e non riesco a vivere bene una cosa che per altri è motivo di orgoglio.
A questo proposito ti voglio raccontare dell’acquisto della mia casa a Londra, qualche mese fa. Sono andato in un’agenzia immobiliare e ho scelto una certa tipologia di appartamento. Quando è arrivato il momento di stringere la trattativa aleggiava un certo imbarazzo perché non si fidavano della mia faccia da sbarbato! Così ho dovuto metterli in contatto telefonico con la mia banca italiana. “E’ una rock star!” hanno risposto i “nostri”. E tutto è finito con un mare di scuse.
Quale quartiere hai scelto?
T – Chinatown.
Ti piace viverci?
T – Te lo potrei dire se solo ne avessi il tempo!

foto di lucio nocentini