Sylvie Vartan

foto di Lucio Nocentini

foto di Lucio Nocentini

BRAVO SYLVIE

Quattro date a Parigi, Palais des congrès, hanno aperto il 5 febbraio 2008 la tournée “nostalgia”di Sylvie Vartan che ha toccato altre importanti città come Lione, Marsiglia, Nizza e proseguià in Giappone. Poi un’ultima serata a Parigi per un arrivederci. Noi siamo andati a vederla a Nizza.

E l’abbiamo vista schizzare fuori da un juke boxe forse nel tentativo di evocare le pin up che uscivano dalle torte, ai tempi di Al Capone (con il risultato che ci ha fatto ricordare un po’ quei pupazzi con la molla sotto…). Almeno è quella l’impressione che ne abbiamo avuta noi. Anche perché vedendola fotografata sul magnifico programma di sala pesantemente ritoccato al computer, non ci era sembrata così fresca e naturale. Anzi…

E il primo tempo eravamo sinceramente spiazzati nel sentirla snocciolare cantando e correndo a destra e a sinistra un repertorio composto di canzoni tutto sommato inutili e logore già negli originali (Ruby Tuesday, per esempio). L’unica cover che ci ha piacevolmente colpito è una Drive my car (Lenon- Cartney) ben arrangiata e adatta alle sue corde, ma niente di più.

E si notava l’assenza dei bravissimi e bellissimi ballerini che l’hanno affiancata negli ultimi concerti (1999 e 2004).

Una band da urlo, fiati e mica fiati, percussioni di alto livello e tre coriste di colore straordinarie. Sentirci urlare sopra ye-ye-ye-ye e le Locomotion (povero Elvis!) ci sembrava uno spreco…

Dov’era finita la nostra Sylvie, quella splendida fatina di Doppia Coppia (1968) che con le sue minigonne, la bocca sensuale e un italiano appena comprensibile arrapava Lelio Luttazzi e milioni di maschi italiani? Dov’era finita quella meravigliosa bulgara-francese di 2 minuti di felicità, Come un ragazzo, Irresistibilmente, La Maritza, Zum zum zum? (La sua versione di Zum zum zum, nel ‘68 eclissò perfino quelle di Mina e di Dalida). Dov’era finita la incantevole Sylvie dei Caroselli Strega?

Alla fine del primo tempo, un centinaio di fan (fra i mille e cinquecento che ne conteneva il teatro) si sono radunati sotto al palco per un applauso caloroso. E abbiamo temuto che lo spettacolo fosse finito lì.

Ma ecco invece il secondo tempo. Lasciato il tailleur bianco e oro che niente aveva a che competere con gli splendidi Yves Saint Laurent (o Jean Paul Gaultier) ai quali ci aveva abituati in passato, eccola che ti arriva con un miniabito celeste a fronzoli frange perle e stelle, talmente semplice che poteva averlo cucito la Milva. (Sì, Milva, che prima di cantare, a Goro, faceva la sarta).

Contro il volere degli addetti alla sicurezza che invitano i fan sotto al palco a tornare a sedere, altri se ne aggiungono: alcuni saltano addirittura sul palco per baciarla e lei li accoglie con piacere per 2 secondi di felicità. Allora, a quella folla incantata e commossa, ci siamo uniti anche noi.

Ed è successo il miracolo!

Da vicino, Sylvie Vartan, non è così tirata o gonfiata, anzi, è un po’ sciupata. E quanto ci piace vederla umana, con qualche chilo in più, raggiungibile, simpatica, maliziosa, ironica. In una parola, giusta. Se c’era sorto il dubbio che potesse fare qualche pezzo in play back ci siamo dovuti ricredere. Gran voce ed energia da vendere. E allora canti con lei, corri e balli con lei, ti accorgi di essere stato irretito nella sua ragnatela d’oro, e la scaletta non la senti più. Non ti importa cosa canta, ma come lo canta. E con quanto cuore lo canta. Tutti la possono toccare, lei è disponibile e ci stringe le mani come a volerci rassicurare. Noi, la sua grande “vecchia” nostalgica famiglia.

Lei, lieve e spiritosa, che in questi ultimi mesi ha subito due gravi lutti. La perdita della madre e quella del segretario Carlos (quello che faceva il grammofono in 2 minuti di felicità).

E ci accarezza le mani e ci esorta a decidere noi la scaletta. Una libidine. Una febbre comunicativa.

Arrivano le perle. La plus belle pour aller danser, versione acustica. C’est fatale, (una meraviglia la versione francese rispetto a quella italiana) Je crojais, una riscoperta. Le temp de l’amour (Salvet-Morisse-Dutronc). Moi, je n’aime ancore que toi (che porta la firma di Cocciante), Il pleu sur London, La Marita, Nostalgia, Darina, Mon père. Toccanti.

E le divertenti Petit rainbow, L’amour c’est come une sigarette, Georges, Bye Bye Leroy Brown (in italiano fu Angelo moi) e Qu’est qu’il fait pleurer le blondes?

Nelle tante canzoni re-interpretate coinvolge autori della madonna come Dylan, Cohen, Gainsbourg con risultati alquanto deludenti. Ma chi se ne frega. Tanto quelli ci hanno rotto da un pezzo.

E’ l’incredibile energia che conta, quella che la bellissima Sylvie, sessantaquattro primavere, riesce per magia a trasmettere molto meglio di un’Alicia Keys o di una Kylie Minogue. Perfino Madonna, nel ricordo della sua Hang up, ci sembra moscia, al suo confronto. Al concerto seguirà un DVD, ma ve lo sconsigliamo già prima di averlo visionato, perché il brivido ve lo può dare solo lei, di persona. E allora, se torna fra qualche anno, prenotate i biglietti. Il mare di Nizza è di un azzurro incantevole.

E Sylvie è generosa e veramente brava. In conclusione…Bravo, Sylvie!

Dimenticavamo i bis. Camicia bianca e pantaloni color panna… per la serie io me ne stavo andando via… Anche quelli li abbiamo scelti noi. Nicolas (una mezza purga) , Irresistibilmente (una chicca) e tanti altri fra i mille a scelta nel Juke boxe… del suo cuore e del nostro.

Il tour presenta il disco Nouvelle Vague – 2007 Mercury Universal France. E’ uscita in Francia anche una nuova antologia che curiosamente contiene due inediti in italiano. Pregherò e Nostalgia.

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